di Sofia Ganzerli 1A, Rossi Matilde 1A, Sofia Simonetti 1C,
Angela Palmieri 1D, Annamaria Perrupato 2F, Baba Sabrina 3B
L’otto marzo è la Giornata Internazionale delle Donne: ogni donna esistente
al mondo è la protagonista di questa giornata.
Vengono ricordati tutti i diritti che le donne purtroppo fino a pochissimo tempo
fa non avevano.
In questo periodo di Covid-19 le violenze sulle donne sono aumentate, a causa
dell’obbligo di trattenersi in casa. Quanti sono stati e sono i femminicidi? Perché
succede questo? Le donne sono uguali agli uomini, hanno gli stessi diritti e gli
stessi doveri.
Citiamo una frase di William Shakespeare che fa riflettere molto: “La donna è
uscita dalla costola dell’uomo, non dai piedi perché dovesse essere pestata, nè
dalla testa per essere superiore, ma dal fianco per essere uguale. Un po’ più in
basso del braccio per essere protetta e dal lato del cuore per essere amata”.
Le scarpe rosse sono diventate il simbolo della lotta contro la discriminazione e
la violenza contro le done.
Perché si regala proprio la mimosa l’8 marzo?
In Italia il rametto di mimosa fu associato all’8 marzo a partire dal 1946. I suoi
fiori hanno un significato ben preciso: forza e femminilità. Non è quindi un caso
che siano stati eletti simbolo della giornata internazionale della donna. Inoltre, la
mimosa, viene considerata un fiore economico. La capacità di fiorire anche in
terreni difficili viene associata alla storia femminile e quindi alla resilienza delle
donne, capaci di rialzarsi dopo ogni difficoltà, simboleggia anche le lotte per i
diritti e quelle che ancora restano da fare per arrivare alla parità di genere.
Perché l’otto marzo? Sta storia e leggenda
Nel 1914 si celebrò per la prima volta la Giornata Internazionale della Donna
l’otto marzo. Tre anni dopo, a san Pietroburgo, ci fu una grande manifestazione
avviata dalle donne che chiedevano la fine della guerra. fu una delle prime
manifestazioni della cosiddetta “rivoluzione di febbraio” seguita, quattro giorni
dopo, dalla caduta dello zar. Dopo questo avvenimento le donne vinsero la loro
grande battaglia e il nuovo governo diede loro la possibilità di votare.
“Quando esiste lo stato non può esistere la libertà, quando esiste la libertà non
può esistere lo stato” disse Vladimir Lenin, l’uomo che istituì l’otto marzo come
festività ufficiale. Attorno a questa data nacquero diverse leggende tra cui la più
famosa che è quella dell’incendio nella fabbrica Cottons di New York: è una
leggenda perché in realtà non ci fu nessun incendio in questa fabbrica tessile in
cui le donne rivendicavano migliori condizioni di lavoro. Un’altra storia molto
conosciuta è quella che, l’otto marzo, si ricordi la manifestazione di migliaia di
operaie tessili sempre a New York, ma moltissimi anni prima: nel 1857.
Perché è scorretto chiamare la Giornata Internazionale della donna “festa”?
Non una festa, ma un momento per ricordare le conquiste sociali, politiche ed
economiche ottenute dal genere femminile, oltre che le battaglie combattute per
far ascoltare la propria voce. Quindi l’8 marzo si celebra in tutto il mondo la
Giornata Internazionale della donna, non la festa.
La condizione delle donne nell’epoca vittoriana
Il ruolo delle donne nella società era quello di procreare e badare alla casa, non
potevano lavorare, a meno che non facessero le insegnanti o le domestiche, non
avevano diritto di voto e non potevano avere propri correnti o libretti di risparmio.
La legge considerava una coppia sposata come un singolo individuo, incarnato
nella persona del coniuge maschile. Il marito aveva l’obbligo di proteggere la
moglie e lei in cambio aveva il dovere di obbedienza al marito. La proprietà
personale che la donna portava al matrimonio, diventava possesso del marito, e
lo restava anche in caso di divorzio; in tal caso, il controllo dei figli era destinato
al padre, che poteva anche vietare contatti tra essi e la madre. La moglie non
poteva stipulare alcun tipo di contratto per conto suo, senza l’approvazione del
marito. In compenso, una donna sposata non poteva essere punita per determinati
reati, come il furto o la violazione di proprietà, nel caso essa avesse compiuto tali
crimini per ordine del marito. Il corpo della donna era visto come un elemento
puro e pulito, tranne quando ella entrava nel periodo mestruale. Per una donna
rispettabile non era consigliato portare alcun genere di trucco o altri ornamenti,
né indossare vestiti che mostrassero troppo la pelle, o persino calze particolari o
qualunque altro tipo di indumenti intimi. Alcuni credono che la causa di ciò sia
da ricercare nel fatto che il corpo della donna era considerato come proprietà del
marito e, di conseguenza, le donne non dovevano mostrare i loro corpi ad altri
uomini. Tuttavia queste consuetudini d’abbigliamento valevano in parte anche per
gli uomini; è questo uno dei pochi casi in cui la morale vittoriana era ambivalente
sia per i maschi che per le femmine.
Nella prima immagine sono ritratte delle donne in epoca vittoria, nella seconda
le donne che hanno lottato come partigiane nella lotta di Resistenza per la
liberazione al nazifascismo.
Può sembrare scontato dire “no”, ma finche’ ci sarà bisogno di una Giornata
Internazionale contro la violenza sulle donne significa che i “no” delle donne
non saranno stati ancora abbastanza.
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