<<”Arianna? Arianna, tesoro, svegliati, veloce.”>>
<<”Mh, che c’è mamma, sono le sette di mattina…”>>
<<”Lo so tesoro, ma dobbiamo andarcene, non è più sicuro qui.”>>
<<”I nazi-fascisti vero?”>> Non mi risponde, alza la testa e mi guarda negli occhi. È sempre stata una bella donna, mia madre, anche ora; leggo tante, troppe emozioni e pensieri confusi, che le offuscano la vista, tramutandosi in calde lacrime che le rigano il viso e forti singhiozzi che spezzano l’assordante silenzio. Il suo sorriso, così forzato e così pieno di dolore e amarezza, non la imbruttisce minimamente: rimane uguale, sempre lei, sempre stupenda. <<”Le valigie sono in soggiorno, già pronte. Prepara la colazione e sveglia tuo fratello, per favore, Ari.”>> <<”Certo mamma”>> Le rivolgo il mio più rassicurante sorriso, pur sapendo che non avrà l’effetto desiderato, ma provando a consolarla. <<”Ah, un’altra cosa, mettetevi tanti vestiti, uno sopra l’altro, non deve sembrare che stiamo fuggendo.”>> È turbata e io lo so anche se prova a nasconderlo. Scendo dal letto, mi avvicino a Luca e lo sveglio: <<”Ei ei Luca! Buongiorno nanetto.”>> Gli bacio la piccola e calda fronte e lo prendo in braccio. Lo vesto, a strati, come ha detto la mamma. Lo porto giù e preparo la colazione. Faccio mangiare mio fratello e corro di sopra a vestirmi. Ora siamo qui, davanti alla porta, a metterci i cappotti, mentre rimugino su tutto questo: perché? Per la nostra etnia, per la nostra religione, per il nostro colore della pelle; per tutte queste piccole cose, una strage enorme. Ho visto amici, parenti, negozianti e anche bambini dell’età di Luca, tra i cinque e i sei anni, picchiati in mezzo alla strada e caricati sui furgoni nazi-fascisti. Teatrini inquietanti messi in scena nelle strade, nei mercati, nei parchi e nelle scuole, come fossero normali, abituali, giuste. Penso all’ ingiustizia di tutto ciò, alla cattiveria dei Tedeschi e degli Italiani e alla chiarissima confusione che stanno provocando; a questo penso mentre chiudo la porta con Luca tra le braccia, sperando possa vivere meglio e più a lungo di alcuni suoi amici, ingiustamente punti, senza colpe. Penso a tutto questo mentre corro sapendo che darei la vita per mio fratello e mia madre, sapendo che non sono più al sicuro, né qui, né altrove, per sempre.
Sofia Simonetti 2aC
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