L’ international Union for Conservation of Nature, ogni anno pubblica la Lista Rossa degli animali a rischio di estinzione. 515 sono le specie in pericolo che, oggi, si estinguono ad una velocità circa 100 volte superiore a quelle del passato. È quindi urgente cambiare rotta e difendere flora e fauna in tutte le loro forme e in tutti i loro habitat.
La sopravvivenza del nostro Pianeta e di tutti gli esseri che lo popolano, dipende soprattutto dall’uomo e da come riuscirà a costruire un rapporto di equilibrio, di rispetto e di armonia con l’ambiente.
Tra le specie a rischio si trova anche la tigre, il più grande felino vivente al mondo di cui ne rimangono meno di 3000 in natura.
LA TIGRE D’ ORO
La TIGRE D’ORO è una particolare razza, ancora più a rischio e di cui rimangono pochissimi esemplari.
Una tigre d’oro (o tab dorata) è una tigre che si distingue per la sua insolita colorazione rosso-oro. É un animale straordinariamente raro (nell’anno 2011 se ne contavano circa una trentina). Tutti gli esemplari conosciuti, vivono in cattività, cioè in rifugi o parchi dedicati ad animali selvatici.
Il cappotto della tigre dorata è una miscela di pelliccia bianca, crema e arancione chiaro. Le sue strisce sono in genere color ruggine. La loro colorazione è dovuta alla mutazione genetica, la stessa della tigre bianca. Anche le tigri bianche sono rare e esistono quasi esclusivamente in cattività. Ci sono “molte” più tigri bianche di quante siano le tigri dorate.
La maggior parte delle tigri d’oro discende dalla razza di tigre del Bengala più comune nel subcontinente indiano o dell’Armour, ma la tigre d’oro ha sul muso un mix di bianco e arancio chiaro.
Quando vagavano allo stato brado, si riteneva che le tigri dorate avessero qualità magiche o mistiche. Furono oggetto di leggende e tradizioni in gran parte dell’Asia, ma in particolare in India e Cina. Queste tigri diminuirono rapidamente nella popolazione in gran parte a causa della caccia e del bracconaggio. Le pelli di una tigre d’oro ottennero prezzi molto più alti di quelli delle normali tigri nere e arancioni e furono apprezzate dagli imperatori e dai rajah.
Quasi tutti i tab dorati sono tenuti lontani dall’occhio pubblico in centri di fauna selvatica appartati. La speranza è che un giorno si rigenerino abbastanza da essere più ampiamente distribuiti o, forse, anche ri-rilasciati in libertà.
L’allevamento è spesso una sfida, anche perché l’accoppiamento di due tigri dorate non garantisce una prole di colore dorato.
IL LEOPARDO DELLE NEVI
La panthera uncia detta anche leopardo delle nevi è un felino di dimensioni medio-grandi che vive sulle catene montuose dell’Asia centrale. I maschi hanno dimensioni maggiori delle femmine: raggiungono i 75 kg, ma in genere il peso è intorno ai 50 kg, mentre per le femmine può essere anche meno di 25 kg. Hanno una caratteristica pelliccia con una colorazione che varia dal grigio al marroncino-giallastro con piccole macchie scure e parti inferiori biancastre.
Il leopardo delle nevi è un animale estremamente elusivo che vive nelle aree rocciose e montane dell’Himalaya, del Tibet, del Pamir, dei Monti Altai e di altre aree dell’Asia centrale. In genere, ogni individuo occupa un territorio ben definito, ma si sposta molto alla ricerca di prede, spesso molto localizzate. È proprio la densità delle sue prede a determinare la dimensione dei territori occupati: nelle aree in cui c’è abbondanza di prede, il territorio occupato da ciascun esemplare è più piccolo. Caccia soprattutto di notte o all’alba e le sue prede abituali sono le pecore e le capre selvatiche, compresa la pecora blu e l’argali. Il leopardo delle nevi si ciba anche di cervi, giovani yak, asini selvatici e bestiame allo stato brado, essendo in grado di catturare prede tre volte più pesanti di lui. Diversamente dagli altri felini, il leopardo delle nevi ha un picco delle nascite ben definito: generalmente l’accoppiamento avviene alla fine dell’inverno, tra febbraio e marzo, mentre le nascite avvengono tra maggio e giugno. Il numero dei piccoli può variare da uno a cinque, ma generalmente è solo di due.
Il fenomeno del bracconaggio, l’ostilità da parte delle comunità locali, la riduzione dell’habitat in alta quota e i cambiamenti climatici i cui effetti sono sempre più evidenti; sono queste le cause che portano il leopardo delle nevi ad essere inserito nuovamente nella lista delle specie a serio rischio di estinzione.
LE TARTARUGHE
Le specie di tartarughe esistenti al mondo sono 7 e sono tutte in via d’estinzione.
Sono soprattutto presenti nel mar Mediterraneo e possono vivere fino a 50 anni. Dopo l’accoppiamento, che avviene in acqua, le femmine depongono le uova su una spiaggia tra maggio e agosto.
Le tartarughe sono seriamente minacciate dalle attività umane, in quanto sono sensibili al disturbo del turismo nelle aree di riproduzione, all’inquinamento, in particolare della plastica, e soffrono della pesca accidentale.
Le dimensioni delle tartarughe possono variare dai 3–4 cm delle specie più piccole fino ai 2,2 m di quelle più grandi. La tartaruga più pesante è la Dermochelys coriacea (intorno ai 700 kg).
Esse sono dotate di un guscio protettivo molto resistente; la parte superiore di questa “corazza” prende il nome di carapace, quella inferiore è detta piastrone. Le tessere di carapace e piastrone sono chiamate scuti. Esistono diverse specie adatte a diversi ambienti: fiumi, laghi, mari e terra.
Per salvare le tartarughe marine, i governi devono in primis individuare i siti di nidificazione a livello globale e inserirli in una rete di aree costiere marine protette.
IL LEONE NERO
Il leone nero nasce dall’unione di una pantera nera e un leone.
Attualmente sono stati segnalati esemplari di leone nero in Iran e in Okovango (Africa) ed entrambi i grossi leoni neri risultano sterili, quindi risulta impossibile un accoppiamento e un continuo della razza rara del leone nero.
Il leone dell’Atlante o leone berbero (Panthera leo), è una sottospecie di leone originaria del Nord africa ed attualmente estinta in natura.
L’ultimo esemplare selvatico, di cui si abbia notizia, fu abbattuto nel 1942 in Marocco, presso il passo montano di Tizi n Tichka, nell’Atlante marocchino. Si ritiene possibile che alcuni esemplari, di vario grado di ibridazione, sopravvivono ancora in cattività come nel caso dei leoni dello zoo di Temara, una città marocchina nelle vicinanze di Rabat. Un raro esemplare di leone berbero tassidermizzato, preso nell’anno 1812, è conservato nel museo di Storia Naturale dell’Università di Pavia. Sulla base di questa ipotesi sono stati creati progetti quali il “North African Barbary Lion and the Atlas Lion Project”, che studiano la possibilità di reintroduzione nell’ambiente.
IL LEONE BIANCO
Il leone bianco è un leone legato ad una condizione di leucismo che causa una colorazione pallida e simile a quella delle tigri bianche. La condizione è simile, anche se con effetti opposti, al melanismo tipico della pantera nera. Questo è confermabile visivamente anche dalla colorazione dei suoi occhi, che non è rossa, tipica degli animali albini, ma è uguale a quella dei suoi simili ed è leggermente azzurra. Il leone bianco è un leone legato ad una condizione di leucismo che causa una colorazione pallida e simile a quella delle tigri bianche. La condizione è simile, anche se con effetti opposti, al melanismo tipico della pantera nera. Questo è confermabile visivamente anche dalla colorazione dei suoi occhi, che non è rossa, tipica degli animali albini, ma è uguale a quella dei suoi simili ed è leggermente azzurra.
Leucismo= (In biologia, anomalia della colorazione per cui alcuni individui sono chiari, biancastri, ma non totalmente privi di pigmento come gli albini.)
La biodiversità costituisce la rete della vita, cioè la totalità di tutti gli organismi viventi presenti sul Pianeta, per questo ci dobbiamo impegnare per cercare di aiutare queste specie. Solo così faremo la differenza e riusciremo a vivere meglio.
Abbiamo scelto di rappresentare questi animali non solo per lo scarso numero che ne rimane al mondo ma anche perchè essendo misteriosi nella maggior parte dei casi, sono quelli che soffrono di più per il bracconaggio.
Speriamo che questo argomento vi sia piaciuto,
GRAZIE PER L’ATTENZIONE.
A CURA DI: BARALDI MARTINA, TARONI SAMUELE, VINCENZI MELISSA
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