Il Covid-19 nelle nostre vite: una disgrazia o una fortuna?
Il Covid-19 sulla bocca del ministero, mascherine, distanziamento, a casa da scuola con la D.A.D., quarantene, tamponi, vaccini e non vaccini, green-pass. Ma cosa sta succedendo?
Una storia da raccontare e da non dimenticare.
Facciamo un passo, abbastanza grande, verso il passato non tanto passato: il 2020.
Fine febbraio 2020, una notizia per noi studenti meravigliosa comunicata al telegiornale.
Telecronista: <<Nuova malattia in circolo, scuole chiuse per due settimane per la sicurezza della salute degli studenti e insegnanti. Si aspettano altre comunicazioni>>.
Chi non è stato felice sentendo quelle parole, semplicemente per il fatto che avevamo due settimane di più assoluta libertà, senza compiti, verifiche posticipate e più tempo per uscire in giro con gli amici.
Eravamo troppo presi dalla gioia di quelle parole che avevamo sentito al TG e dalla comunicazione letta che ci arrivò in bacheca sul registro elettronico, che non ci saremmo mai immaginati che quella semplice malattia si sarebbe trasformata in una malattia mondiale, e quelle 2 settimane a casa si sarebbero trasformate in 5 mesi.
Per una malattia si sta a casa? Non succede nemmeno nei libri di fantascienza!
E’ vero ma dire che era, e che tuttora è una semplice influenza che provoca un raffreddore equivale a dire che gli elefanti hanno le capacità giuste per riuscire a volare. All’inizio non era un semplice raffreddore, ma perché?
Il covid-19, un abbreviativo per dire coronavirus, è un virus, come già specifica il nome, che colpisce in modo anche letale i polmoni e le vie respiratorie (cioè la faringe, la trachea, i bronchi…perdonatemi, non siamo in una lezione di scienze, ma un ripasso non fa mai male). In quell’anno l’unico modo per impedire di ammalarsi di questo virus era, come disse anche il governo , di rimanere a casa, di uscire solo per il lavoro e per fare la spesa.
Non l’avessero mai detto, i supermercati rimasero quasi a mani vuote con scaffali interamente vuoti, quando le persone vennero a sapere che le industrie avrebbero chiuso; neanche stesse per scoppiare una terza guerra mondiale in cui bisogna nascondersi in un bunker per sopravvivere. Il bello? I supermercati rimasero sempre aperti con, ovviamente, le scorte di cibo. Sembrava una commedia da questo punto di vista e per un attimo ci scordammo la tragedia che stavamo vivendo.
La nostra nuova arma divenne l’amuchina, un disinfettante di cui nella vita non si è quasi mai fatto uso, nel nord Italia divenne una rarità, se non leggendario e introvabile. Si disinfettava tutto, perfino le cose inimmaginabili come dei semplici post-it. Ormai per il tanto odore di amuchina che respiravi in casa erano più igienizzati i tuoi polmoni che il resto della casa!
Da quel punto in poi si susseguirono fatti così in fretta, quasi più velocemente di una persona che si guarda una serie tv composta da 8 stagioni in una sola settimana!
Noi studenti e insegnanti ci ritrovammo a fare lezione davanti a un computer tramite un’applicazione chiamata Google meet, e non immaginate neanche quante volte ebbi la voglia di sbattere il computer fuori dalla finestra , per mille motivi: perché non andava internet, la connessione cadeva, il computer si scaricava, non si capiva niente durante le lezioni a causa della nostra distrazione, non ci arrivava il link per partecipare alla lezione. Insomma, perdevi la pazienza.
Un vero e proprio incubo; avrei preferito inventare un qualcosa di nuovo che sopportare tutto questo e soprattutto chiusi in casa.
Certo, era magnifico fare colazione mentre la professoressa spiegava o svegliarsi esattamente due minuti prima che iniziasse la scuola virtuale, era meraviglioso parlare con gli amici su WhatsApp, o copiare durante un’interrogazione o una verifica (ammettiamolo lo abbiamo fatto tutti almeno una volta, non provate a mentire).
Libertà? No. Molta confusione? Ovvio.
Dopo mesi che rimanemmo chiusi in casa, arrivò l’estate e questo equivaleva a una sola cosa: si poteva uscire; ma ovviamente quando mai il governo ci avrebbe reso le cose, d’allora in poi, semplici? Iniziarono ad annunciare i D.P.C.M. cioè delle norme-covid. Possiamo dire che il governo ebbe davvero molta fantasia, non solo per le norme, ma anche perché decise di pitturare l’Italia a colori.
Conosciamo tutti 1,2,3 stella; il pensiero che più si avvicinava era questo: se la regione era gialla ti potevi muovere tranquillamente, se era arancione si poteva andare solo in alcune zone, regione rossa si poteva andare solo al lavoro e a fare la spesa, per il resto si stava chiusi in casa. In un secondo momento si aggiunse anche la regione bianca. Tutto si basava sui casi di Covid che c’erano in quella determinata regione.
La nuova e all’avanguardia scuola
Dopo un anno, che davvero non sembra nemmeno passato per la velocità con cui è trascorso, i D.P.C.M. sono finiti. Ma se da quel punto di vista tutto si è normalizzato, a scuola le cose sono un po’ cambiate. C’era il distanziamento di almeno un metro, l’obbligo di utilizzare la mascherina per tutte le 5 ore, niente contatti, e se scoprivamo che c’era un positivo in classe si scatenava una guerra tra preoccupazione e corsa a fare i tamponi.
Nuovo anno, nuovo problema
Ora il problema non riguarda le nuove norme aggiunte dal governo, ma il vaccino che si è creato da ormai un anno. Si sono completamente create 2 fazioni che sono costantemente rivali: i vaccinati e quelli contro. Non sarà nessuno a dire cosa dovete o non dovete fare ma è un continuo stress tutta questa questione, perché ne senti parlare su tutti i canali e da tutti i genitori come argomento “di incontro”. Tutto questo è peggio di quando si ha la media insufficiente in una materia e non sai se alla fine del quadrimestre il professore ti metterà la sufficienza o no.
Ma tutto questo, a quale prezzo lo abbiamo fatto? Ha portato a qualcosa questo “sacrificio”?
Per noi umani è stato un vero disastro, mascherina appena si usciva fuori dalla nostra, ormai definita, “dimora” per paura di ammalarsi, disinfettare ogni minima cosa, non vedere i familiari per paura di farli ammalare. Eppure facendo questo anche se non ce ne siamo resi conto abbiamo salvato non solo noi stessi, egoisti quali siamo, ma anche il mondo. Il nostro pianeta.
Stare a casa ha portato la diminuzione dell’uso delle macchine e quindi la diminuzione dell’inquinamento in generale, meno plastica gettata a terra, aria più “respirabile”, animali più liberi, acqua più limpida.
Ma grazie a tutto questo abbiamo capito anche noi qualcosa, un qualcosa che senza il Covid non avremmo mai capito: abbiamo capito il bisogno del contatto tra amici e familiari. Abbiamo capito che se anche odiamo la scuola, senza quella le giornate sembrano durare un’eternità e appaiono monotone. Abbiamo capito l’importanza di uscire, anche da soli, perché stare chiusi in lockdown ti faceva impazzire. Abbiamo capito, e siamo tutti maturati e cresciuti, in un certo senso siamo diventati Dante Alighieri 2.0.
Posso dirvi la gioia che ho provato quando dopo mezzo anno scolastico mi sono ritrovata con i miei compagni: molte volte possono essere davvero fastidiosi, però saranno sempre loro che ci faranno sorridere.
La normalità? Non proprio
Passo per passo il mondo intero si sta rialzando diventando più forte di quello che era prima. Tutta l’umanità sta combattendo per tornare alla normalità e speriamo sempre nel meglio quando diciamo che riusciremo a raggiungere il nostro obiettivo. Per ora ci stiamo avvicinando. Non è proprio la normalità che tutti ci aspettiamo, però è la cosa che più ci si avvicina.
Continuiamo a combattere, per noi stessi e per tutti, ma per ora possiamo solo dire GRAZIE a molte persone.
Grazie a tutti le persone che lavorano in ospedali, che curano milioni di persone combattendo faccia a faccia con questo virus.
Grazie agli scienziati che cercano di trovare una cura per tornare al mondo di prima.
Grazie a tutte quelle persone che hanno avuto questa malattia e che ne sono guarite.
Grazie ai nostri famigliari che ci hanno lasciato, contribuendo anche loro ad aiutarci a trovare una soluzione per le generazioni future.
Grazie al mondo.
Grazie a tutti noi.
IOSIF EMMA MELISSA 3C
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