Io di te non ho paura
Tu di me hai questo tempo
Io di te ancora non lo so
Tu di me, la voglia di cadere
Io di te, il mare in un cortile
Io di te non riuscirei mai a liberarmi
Tu di me non riesci a farne a meno e non ne parli
Io di te mi sono innamorata che era aprile
Tu di me, notato qualche cosa che era già Natale
Io di te conosco appena le tue convinzioni
Tu di me non sai che ti ritrovo in tutte le canzoni
Io di te vorrei sapere in cosa sai mentire
Tu di me non avrai mai segreti da scoprire
Io di te non ho paura
Tu di noi che cosa vuoi sapere ancora
Che di te io non ho paura
Ma tu di noi che cosa vuoi sapere ancora
Tu di noi che cosa vuoi sapere ancora
Tu di me hai queste spalle
Io di te ho la tua schiena
Io di te ho tramonti di città che non ci vedono
Tu di me, cancelli quegli…
“Le donne devono fare qualunque cosa due volte meglio degli uomini per venire
giudicate brave la metà. Per fortuna non è difficile”. Charlotte Witton
Prof.ssa Simona Perella
Ciao ragazzi,
una citazione di una ragazza più che di una
donna che mi ha colpito molto è quella
di Malala Yousafzai ed è: “Un bambino, un
insegnante, un libro e una penna possono
cambiare il mondo. Prendiamo in mano i
nostri libri e le nostre penne. Sono le nostre
armi più potenti”.
Ho scelto Malala perché è una donna straordinaria che ha compiuto cose
straordinarie già all’età di 14 anni, quindi una vostra coetanea. A 17 le è stato
conferito il Nobel per la pace. È una dimostrazione che ognuno di voi ha le
potenzialità per compiere cose meravigliose.
Buon lavoro ragazzi!
Prof. Andrea De Filippis
Una delle donne che ricordo sempre, la sua
storia la sto spiegando nelle mie attuali terze,
è Rosa Parks.
Donna di colore afroamericana, fu arrestata
nel 1955 per non aver ceduto il suo posto
sull’autobus ad un uomo bianco.
A quei tempi i neri dovevano cedere il posto ai
bianchi sui bus pena l’arresto.
Una frase che mi accompagna sempre è:
I WOULD LIKE TO BE REMEMBERED AS A PERSON WHO WANTED TO BE FREE.
Prof.ssa Francesca Novello
SCRIVO
Scrivo il mio nome
sulla sabbia del mare
e se l’onda che arriva
lo può cancellare
lo scriverò ancora
con mano sicura
perché guardo avanti
e non ho più paura.
Scrivo il mio nome
perché sono e resisto
perché studio, imparo,
sono donna ed esisto. Prof.ssa Valentina Sala
CANZONI SULLE DONNE
Aretha Franklin nel 1967 scrisse la canzone “Respect”, in cui una donna chiede al
proprio compagno di essere amata, rispettata e considerata. In realtà, nello
scrivere questa canzone, si è ispirata alla versione originale di “Respect”, incisa
nel 1965 dal cantante Otis Redding, in cui i generi sono scambiati: è l’uomo che
chiede rispetto alla propria donna.
Questi sono anni fondamentali dal punto di vista storico, perché sono gli anni in
cui, negli Stati Uniti, i movimenti femministi e per l’abolizione delle presenti
forme di apartheid a danno della minoranza afroamericana sono in piena
affermazione. Il brano di Aretha diventa quindi, un memorabile canto di
battaglia, un inno alla libertà e al cambiamento.
Tutto quello che chiedo (oo)
All I’m askin’ (oo)
È un po’ di rispetto quando torni a casa (solo un po’)
Is for a little respect when you come home (just a little bit)
Baby (solo un po’) quando torni a casa (solo un po’)
Baby (just a little bit) when you get home (just a little bit)
Sì (solo un po’)
Yeah (just a little bit)
Dal mio punto di vista, una delle canzoni più belle dedicate al mondo femminile
è “La donna cannone” di De Gregori. In questo brano si pone l’accento sul forte
legame che vi è tra la donna e il sentimento dell’amore, a tal punto che questa
“donna cannone misteriosa” spicca un volo per unirsi per sempre al suo grande
amore. È un brano fondamentale, perché ci insegna quanto si possa essere forti
e fragili al tempo stesso quando si tratta di amare.
“E con le mani amore, per le mani ti prenderò
E senza dire parole nel mio cuore ti porterò
E non avrò paura se non sarò come bella come dici tu
Ma voleremo in cielo in carne ed ossa, non torneremo
Più……………………………….”
Prof.ssa Valentina Rodia
Zaha Hadid (Baghdad, 31 ottobre 1950 – Miami, 31 marzo 2016) è stata
un’architetta e designer irachena naturalizzata britannica.
Nel 2004 è diventata la prima donna a vincere
il Premio Pritzker di Architettura, che in architettura
equivale a un Premio Nobel.
Ha ricevuto, inoltre, il Premio Stirling nel 2010 e
nel 2011. Nel 2010 il TIME la include nell’elenco delle
100 personalità più influenti al mondo. Nel 2013, lo
studio Zaha Hadid Architects con 246 architetti
dipendenti, si colloca al 45o posto nell’elenco dei più
importanti studi di architettura del mondo secondo
BD Insurance Bureau.
Stazione Metro King Abdullah Financial District, Riyad, Arabia Saudita
Heydar Aliyev Center (Azerbaigian)
Torre Hadid (Milano) Torre Leeza SOHO
Tsinghua University Parametrics Worshop
Hotel “Morpheus” a Macao
Prof. Giovanni Palamara
La ballata delle donne
di Edoardo Sanguineti (Genova 1930-2010)
quando ci penso, che il tempo è passato,
le vecchie madri che ci hanno portato,
poi le ragazze, che furono amore,
e poi le mogli e le figlie e le nuore,
femmina penso, se penso una gioia:
pensarci il maschio, ci penso la noia:
quando ci penso, che il tempo è venuto,
la partigiana che qui ha combattuto,
quella colpita, ferita una volta,
e quella morta, che abbiamo sepolta,
femmina penso, se penso la pace:
pensarci il maschio, pensare non piace:
quando ci penso, che il tempo ritorna,
che arriva il giorno che il giorno raggiorna,
penso che è culla una pancia di donna,
e casa è pancia che tiene una gonna,
e pancia è cassa, che viene al finire,
che arriva il giorno che si va a dormire:
perché la donna non è cielo, è terra
carne di terra che non vuole guerra:
è questa terra, che io fui seminato,
vita ho vissuto che dentro ho piantato,
qui cerco il caldo che il cuore ci sente,
la lunga notte che divento niente:
femmina penso, se penso l’umano:
la mia compagna, ti prendo per mano:
prof.ssa Chiara Paganelli
«Non si nasce donna, lo si diventa».
Frase-simbolo di Simone De Beauvoir,
influente filosofa francese e famosa
femminista. Il suo lavoro è noto per
essere molto controverso e per aver
dato luogo alle interpretazioni più
disparate. Personalmente, mi piace
vedere in questa frase una radicale
ricerca di uguaglianza: in questa accezione, il termine “donna” sarebbe un
concetto che definisce “l’Altro”, contrapposto a quello di “uomo” che designa chi
è invece abituato a porsi come “l’Uno”, dando così origine ad un pensiero che
normalizza l’idea di una superiorità naturale “dell’Uno rispetto all’Altro”.
Continuare ad accettare i due termini secondo questo punto di vista non potrà
che ripetere il modello all’infinito. Mi piace pensare che un giorno ci limiteremo
a dire che “si nasce esseri umani”.
Prof. Giacomo Feliciani
Marie Curie (Marie Salomea Sklodowska)
Nasce il 7 novembre 1867 a Varsavia.
Frequenta la Sorbona e si laurea in
Matematica e Fisica.
Nel 1903 vince il premio Nobel per la
Fisica sui fenomeni radioattivi
(insieme al marito Pierre Curie e a
Henri Becquerel).
Nel 1906 inizia ad insegnare alla
Sorbona (è la prima donna a farlo).
Nel 1911 vince il premio Nobel per la Chimica per la scoperta del Radio e del
Polonio.
Muore il 4 luglio del 1934 a Passy.
“Nella vita non c’è nulla da temere. C’è solo da capire.”
Prof.ssa Iara Muzzioli
“Mi chiamo Temple Grandin, non sono come le altre
persone, penso in immagini e le metto in relazione”
Il film affronta il tema dell’autismo ripercorrendo
l’eccezionale vita di Temple Grandin, una donna
autistica dotata di capacità straordinarie.
L’originalità di questa pellicola è dovuta al fatto che lo
spettatore ha la possibilità di avvicinarsi a una patologia
così complessa e particolare attraverso gli occhi, le
emozioni e i pensieri della protagonista, una donna nello
spettro autistico.
Temple Grandin è nata e cresciuta in un periodo in cui l’autismo era ancora poco
conosciuto. Proprio per questo, nei primi anni della sua vita le venne attribuita
una diagnosi di schizofrenia. Più tardi fu riconosciuta una forma di autismo. In
quegli anni gli studiosi ritenevano che la causa di tale sindrome provenisse da
carenze materne, da quella che veniva chiamata “madre frigorifero”. In questa
scena del film, è palpabile la sofferenza della madre, la quale cerca di spiegare al
dottore come la teoria non avesse fondamenta, visto anche il paragone con la
seconda figlia la quale aveva sviluppato una normale affettività.
Il film racconta gli anni in cui Temple realizza, tra incomprensioni e sofferenze,
di essere “diversa ma non inferiore”.
La storia inizia con la visita estiva di Temple presso il ranch della zia, in cui adora
passare giornate intere in mezzo agli animali da cui si sente compresa perché “la
pensano come lei”.
Durante questo soggiorno pensa per la prima volta di costruire una macchina
degli abbracci, un metodo di compressione che riesca a calmarla nei momenti di
difficoltà, dopo aver provato su se stessa una macchina che abbracciava le
mucche per renderle più docili.
Le difficoltà subentrano nel momento in cui Temple è costretta a frequentare il
College, le sue difficoltà relazionali e la costrizione in un ambiente poco
piacevole cominciano a renderla nervosa, agitata e costantemente in ansia.
È in questo momento che decide di costruire la sua prima “macchina degli
abbracci”, la quale stringe e abbraccia entrambi i lati del suo corpo, facendola
rilassare ogni volta che si sente tesa, in modo da compensare l’assenza del
contatto fisico con gli altri, il quale le procura notevole fastidio.
Purtroppo la scuola non accetta che Temple tenga la macchina nella sua stanza,
ritenendo che dietro il suo utilizzo ci sia un motivo di origine sessuale. La ragazza,
tra agitazione e rabbia, grazie anche al supporto della zia, riesce a dimostrare,
attraverso una solida ricerca scientifica, gli effetti rilassanti della sua macchina.
Questo le permette di tenerla.
Durante il college Temple è sostenuta anche dal professor Carlock, il quale riesce
ad entrare nel suo mondo, interpretando il suo modo di osservare le cose,
definendola per la prima volta una “pensatrice visuale”. Grazie al sostegno del
professore, Temple riesce a laurearsi e poco dopo comincia a lavorare in un ranch,
in cui si impegnerà a migliorare le strutture destinate alle mucche.
Il film è incentrato sulla modalità di Temple nel guardare le cose, infatti lei
stessa si definisce una persona che pensa e apprende per immagini.
Quando Temple fa i collegamenti con la sua memoria fatta di connessioni visive,
nel film viene mostrato come lei risolva i suoi problemi attraverso immagini.
Il film immerge lo spettatore nella vita di una donna davvero straordinaria,
lasciandolo con il desiderio di conoscere ancora più dettagliatamente la biografia
di Temple Grandin.
Attualmente Temple Grandin è una sessantenne
americana con due lauree: una in Psicologia e una in
Zoologia e un master in Scienze Animali.
È una tenace attivista del movimento in tutela dei
diritti degli animali e delle persone con autismo.
Inoltre, è ricercatrice e professoressa presso la
Colorado University.
I suoi studi sul “contatto” si sono rivelati pionieristici:
i terapisti hanno osservato come un tocco molto
leggero allerti il sistema nervoso, negli esseri umani
come negli animali, ma la pressione profonda è
rilassante e calmante. La pressione profonda ha avuto effetti benefici in una
varietà di contesti clinici: bambini con disturbi psichiatrici, bambini autistici,
bambini con disturbo del sonno (ad esempio, è stato verificato che questi bambini
dormono meglio avvolti in un sacco a pelo), ADHD.
Per approfondire:
Temple Grandin è autrice di best seller come La macchina degli abbracci (Adelphi,
2007) e Pensare in immagini (Erickson, 2006), che hanno influito profondamente
sulla conoscenza dei disturbi dello spettro autistico.
Prof.ssa Martina Cavicchioli
Educatrice Valeria Gnoli
Prof.ssa Marinella Cangianiello
Prof.ssa Anna Raimondis
Ti meriti un amore
di Frida Khalo (Coyoacán, 6 luglio 1907 – Coyoacán, 13 luglio 1954)
Ti meriti un amore che ti voglia spettinata,
con tutto e le ragioni che ti fanno alzare in fretta,
con tutto e i demoni che non ti lasciano dormire.
Ti meriti un amore che ti faccia sentire sicura,
in grado di mangiarsi il mondo quando cammina accanto a te,
che senta che i tuoi abbracci sono perfetti per la sua pelle.
Ti meriti un amore che voglia ballare con te,
che trovi il paradiso ogni volta che guarda nei tuoi occhi
e non si stanchi mai di leggere le tue espressioni.
Ti meriti un amore che ti ascolti quando canti,
che ti appoggi quando fai il ridicolo,
che rispetti il tuo essere libera,
che ti accompagni nel tuo volo,
che non abbia paura di cadere.
Ti meriti un amore che ti spazzi via le bugie,
che ti porti l’illusione,
il caffè e la poesia.
Prof. Davide Francesco Fragapane
Quella di Frida Kahlo è una storia di lotta, di
libertà, di indipendenza, di resistenza, di
determinazione, di sofferenza, di amore per la
vita.
Frida lotta contro gli stereotipi, in un contesto, il
Messico della prima metà del Novecento, in cui le
donne hanno pochi diritti e gli uomini sono visti
come il sesso dominante. Lotta contro i modelli di
bellezza femminile, non adattandosi alle norme
sociali, alle mode dominanti, mantenendo intatto
il suo stile personale, mettendosi a nudo. Lotta
contro la sofferenza, funesta e straziante, dovuta alla poliomielite, ad un
incidente che l’ha costretta ad un busto di gesso e ad un letto con baldacchino,
agli aborti spontanei, alle innumerevoli operazioni alla colonna vertebrale,
all’amore tormentato con Diego Rivera.
Il profondo dolore che lacera la sua anima viene urlato violentemente e senza
pudore, prendendo forma nelle tinte vivaci dei suoi autoritratti. Così il suo dolore
sfocia in arte, in amore per la vita.
Prof.ssa Maura Giannotta
Tra le tante donne che si sono battute per i
propri diritti ricordo sempre con piacere
Leonilde Iotti, meglio conosciuta come Nilde
Iotti: durante la Resistenza collaborò
attivamente all’organizzazione dei Gruppi di
difesa della donna, aperti alle donne di ogni
convinzione politica e religiosa. Nel 1946 entrò
a far parte, sotto le fila dell’allora Partito
Comunista Italiano (Pci), dell’Assemblea
Costituente presieduta da Giuseppe Saragat. Sin
dal primo intervento mostrò la sua attenzione
per la condizione femminile. La donna, secondo
la Iotti, doveva essere pensata non più come
moglie e madre, ma come cittadina, con pari
dignità sociale e si batté per affermare il principio di parità tra i coniugi e il
riconoscimento dei diritti dei figli nati fuori dal matrimonio e delle famiglie di
fatto.
Prof.ssa Ersilia Loffredo
Il riferimento erroneo a William Shakespeare, il “Bardo”:
Per tutte le violenze consumate su di lei, per tutte le umiliazioni che ha subito,
per il suo corpo che avete sfruttato, per la sua intelligenza che avete calpestato,
per l’ignoranza in cui l’avete lasciata, per la libertà che le avete negato, per la
bocca che le avete tappato, per le sue ali che avete tarpato, per tutto questo: in
piedi, signori, davanti ad una Donna!
Prof.ssa Anna Laura Meduri
In Piedi, Signori, Davanti a una Donna
In piedi, signori, davanti a una donna,
per tutte le violenze consumate su di lei
per quel suo corpo che avete sfruttato
per la sua intelligenza che avete calpestato
per l’ignoranza in cui l’avete tenuta
per la bocca che le avete tappato
per la libertà che le avete negato
per le ali che le avete tarpato
per tutto questo
in piedi, Signori, in piedi davanti ad una Donna.
E se ancora non vi bastasse
alzatevi in piedi ogni volta che vi guarda l’anima
perché Lei la sa vedere
perché Lei sa farla cantare.
In piedi, sempre in piedi, miei Signori
quando entra nella stanza e tutto risuona d’amore
quando lei vi accarezza una lacrima
come se foste suo figlio
quando se ne sta zitta e nasconde il suo dolore e la sua voglia terribile di volare.
Non cercate di consolarla
quando tutto crolla intorno a lei.
No! Basta soltanto che vi sediate accanto a lei
vi sediate in terra accanto a Lei
e che aspettiate che il cuore calmi il battito
che il mondo torni tranquillo a girare
E allora vedrete che sarà lei la prima ad allungarvi una mano ed alzarvi da terra
innalzandovi verso il cielo,
verso quel cielo immenso
a cui appartiene la sua anima
e dal quale voi non la strapperete mai.
Per questo in piedi, in piedi, davanti a una donna.
Prof.ssa Giuseppina Paolo
Dedicato alle donne
di Madre Teresa di Calcutta
Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe,
i capelli diventano bianchi,
i giorni si trasformano in anni.
Però ciò che è importante non cambia;
la tua forza e la tua convinzione non hanno età.
Il tuo spirito è la colla di qualsiasi tela di ragno.
Dietro ogni linea di arrivo c’è una linea di partenza.
Dietro ogni successo c’è un’altra delusione.
Fino a quando sei viva, sentiti viva.
Se ti manca ciò che facevi, torna a farlo.
Non vivere di foto ingiallite…
insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni.
Non lasciare che si arruginisca il ferro che c’è in te.
Fai in modo che invece che compassione, ti portino rispetto.
Quando a causa degli anni
non potrai correre, cammina veloce.
Quando non potrai camminare veloce, cammina.
Quando non potrai camminare, usa il bastone.
Però non trattenerti mai!
Prof.ssa Rita Raimondi
Non lasciare che la paura ti faccia tacere. Tu hai la voce, perciò usala. Parla forte.
Alza la mano. Grida le risposte. Fatti sentire. A qualunque costo. Basta che trovi
la tua voce e quando l’avrai fatto… riempi il silenzio maledetto”.
Grey’s Anatomy
É una frase tratta dalla mia serie televisiva preferita.
Prof.ssa Caterina Amato
“It is impossible to live without failing at something, unless you
live so cautiously that you might as well not have lived at all”.
Traduzione: “É impossibile vivere senza fallire in qualcosa, a
meno che uno non viva cosi cautamente da non aver vissuto
affatto”.
Joanne K. Rowling – scrittrice britannica e creatrice di Harry Potter
Prof.ssa Tania Gorzanelli
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